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Il ciak diventa green
Il cinema sostenibile è il nuovo alleato della green economy
George Lucas, autore di Guerre Stellari e Indiana Jones, ha affermato che il segreto dei film è che sono un’illusione. Purtroppo dietro la visione di ...
mercoledì 7 aprile 2021
George Lucas, autore di Guerre Stellari e Indiana Jones, ha affermato che il segreto dei film è che sono un’illusione. Purtroppo dietro la visione di un film si nasconde un mondo reale, fatto di cose, persone e materiali di scena che, se non riciclati, si trasformano in un’enorme discarica da smaltire capace di incidere negativamente sull’ecosistema. Basti pensare che una produzione cinematografica italiana, di due mesi di riprese, emette in media più di 19 tonnellate di CO2 in atmosfera.
I numeri sono rilevanti e l’inefficienza del comparto è confermata anche da una recente indagine di Green Cross. L’ONG fondata da Mikhail Gorbaciov calcola che un solo multisala può consumare fino a 2 milioni di kWh l’anno, pari ai consumi elettrici di 750 famiglie italiane. Il nostro paese in quest’ottica produce ed emette in atmosfera, da solo e in un anno, circa 5.600 tonnellate di CO2.
Il risultato secondo una ricerca della Ucla, University of California Los Angeles, è che l’industria cinematografica è responsabile del 2% delle emissioni globali di CO2. La storia del cinema ci insegna però che, oltre a contribuire in maniera significativa all’emissione di sostanze climalteranti, questo vettore mass-mediatico, costituisce uno strumento strategico di green marketing, per la promozione della tutela ambientale sulla scia dell’Agenda Onu 2030 e dell’Accordo di Parigi del 2015.
Il cinema, soprattutto negli ultimi anni, ha mostrato una crescente attenzione verso le tematiche ecologiche e quelle della salvaguardia dell’ecosistema globale nella convinzione che il rispetto dell’ambiente che ci ospita deve interessare tutti i campi di produzione economica, e quindi anche quello della filiera cinematografica.
La consapevolezza che il nostro stile di vita e i nostri modelli economici, non più sostenibili, hanno messo a rischio la vita del pianeta, è infatti sempre più centrale nelle pellicole cinematografiche e tematiche come il surriscaldamento globale, l’inefficienza energetica e l’inquinamento sono di rado assenti dalle trame dei grandi film, sia nazionali che internazionali.
La virata ambientalista delle produzioni cinematografiche parte da lontano. Bertrand Tavernier, il critico e cineasta francese, ritiene a esempio che il primo film ecologista della storia è stato girato nel 1899. Puits de pétrole à Bakou. Vue de près dei fratelli Lumière, i pionieri del cinema, fissa nei pochi secondi girati a macchina fissa, pozzi di petrolio, alte fiammate ed emissioni di fumi neri.
Il racconto del disastro ecologico attuale, girato 100 anni fa!
I film che più di recente hanno contribuito a diffondere la cultura ambientalista presso il grande pubblico sono invece Before the flood, Cowspiracy, Demain, Into the wild, La glace et le ciel, Ice and sky, More than honey e Terra Madre. Ma questi sono solo alcuni delle molte pellicole che, oggi soprattutto, si possono definire attenti alla questione climatica. Ma gli esempi sono molti.
La crescita della sensibilità dell’opinione pubblica e la centralità sempre maggiore della questione ambientale a livello internazionale, ha portato inoltre anche le grandi produzioni e più in generale il mercato dell’audio-visivo ad adottare protocolli green più stringenti nella realizzazione di un film.
Per arrivare a produzioni zero carbon footprint.
I più prestigiosi studios a Vancouver, Los Angeles e Londra, utilizzano modalità di produzione più sostenibili. 20th Century Fox, Nbc Universal e Sony Pictures sono alcuni esempi di grandi brand impegnati per ridurre l’impatto ambientale dei propri film, di certo per convinzione, ma anche nella consapevolezza che l’impronta ambientalista oggi costituisca un asset di successo sui mercati.
I primi esperimenti di produzione eco – friendly risalgono al 2006, con la creazione di Reel green, una società che fornisce strumenti e informazioni ad aziende e privati intenzionati a fare cinema in modo ecologicamente responsabile. Fra i suoi titoli c’è anche Tomorrowland, della Walt Disney Pictures che ha visto il riciclo del 91% dei rifiuti prodotti.
La prima eco-produzione italiana a livello internazionale è stato invece il film Le Meraviglie di Alice Rohrwacher, prodotto da La Tempesta Film che ha seguito l’iter disciplinare EcoMuvi, il disciplinare europeo di sostenibilità ambientale certificato per la produzione cinematografica green. Recenti studi di settore affermano che se tutti i film oggi in produzione seguissero questo tipo di protocolli sarebbe possibile un calo delle emissioni di CO2 pari a 1.120 tonnellate equivalenti a quelle relative all’illuminazione pubblica annuale di un comune di oltre 10.000 abitanti.
La risonanza del nuovo approccio green è notevole a livello internazionale e investe anche il nostro paese dove le più importanti occasioni per promuovere il filone ambientalista sono Cinemambiente che da venti anni presenta i migliori film dalle tematiche ecologiste e Milano Film Festival dove è stato introdotto un premio per i film sulla sostenibilità: il Waterevolution Award.
L’evento nazionale che però ha più risonanza a livello globale, è la Mostra d’arte cinematografica di Venezia, dove si ospita da quasi 10 anni il Green Drop Award, il riconoscimento al film, tra quelli in gara, in grado di far emergere in maniera più efficace le tematiche legate all’ecologia, al rispetto dell’ambiente, alla sostenibilità ma anche alla cooperazione tra i popoli.
Oggi la green economy, è la convinzione degli esperti del settore, può contare su un nuovo alleato.
La centralità sempre maggiore della questione ambientale ha portato le grandi produzioni ad adottare protocolli green più stringenti nella realizzazione di un film