INTERVISTA
Angelo Consoli, Presidente CETRI-TIRES
Nel cuore della Terza Rivoluzione Industriale
Dottore, ci spiega come è nato il CETRI e quali obiettivi si pone il Circolo? Nel 2010 molti amici che si occupavano di cose diverse ...
venerdì 2 luglio 2021
Dottore, ci spiega come è nato il CETRI e quali obiettivi si pone il Circolo?
Nel 2010 molti amici che si occupavano di cose diverse ed erano esperti in campi eterogenei, ma condividevano la visione della Terza Rivoluzione Industriale di Jeremy Rifkin, mi stimolavano chiedendo in effetti, tutti, la stessa cosa: un luogo di incontro per noi rifkiniani in Italia. Fu così che nacque l’idea del Circolo Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale (che lo scorso luglio ha compiuto 10 anni).
La Terza Rivoluzione Industriale è davvero alle porte? Ce la racconta?
Non è alle porte ma è già cominciata da anni. Il progetto Enertrag per la produzione di idrogeno nelle grandi centrali eoliche del nord della Germania risale al 2007, e l’anno prima la Cancelliera tedesca, Angela Merkel aveva inaugurato il programma NOW per la ricerca sulle tecnologie dell’idrogeno, per il quale vennero stanziati 40 miliardi di euro in 20 anni. In Francia l’esperienza della prima regione di transizione post carbon, il Nord Pas de Calais (oggi rinominata Alta Francia, dopo la fusione con la regione della Picardia), risale al 2012 mentre il Master Plan per la transizione ecologica a Roma risale addirittura al 2010. Dipende molto dalla sensibilità degli amministratori locali perchè la Terza Rivoluzione Industriale rimette in gioco gli enti locali, le regioni, i cittadini e le loro associazioni. Ma ci vogliono i piani. Purtroppo in questo, alcuni Paesi sono più veloci e più avanzati di altri!
Nello sviluppo della nuova strategia energetica un ruolo di primo piano spetta all’idrogeno. Quali sono i rischi che l’Europa potrebbe correre nel caso restasse indietro?
Il rischio è che resti indietro l’Italia (in Europa e nel mondo) non l’Europa. Infatti, come dicevo prima, la Germania è avanzatissima, e la Germania, fino a prova contraria, è Europa. Per fortuna…
Come si sposa la Joint Undertaking con il Green New Deal Europeo?
La Joint Undertaking ormai è superata. Il Green Deal europeo ha consegnato al mondo un nuovo modello di cooperazione fra pubblico e privato ispirato al Green New Deal proposto da Jeremy Rifkin con il suo ultimo libro. Il titolo prende infatti a prestito la grande idea roosveltiana di collaborazione fra pubblico e privato, ma la riorienta su obiettivi climatici e sostenibili, “green” appunto, invece che sugli obiettivi fossili che le furono propri negli anni trenta. In altre parole si tratta di rivedere completamente l’infrastruttura energetica, urbana e industriale defossilizzandola e uscendo definitivamente dalla seconda rivoluzione industriale (l’era del petrolio) per entrare nella Terza (l’era del sole, della collaborazione, dell’inclusività e della sostenibilità).
E qual è la sua opinione sulla politica energetica italiana e il varo del nuovo Ministero della Transizione?
Valuterò con attenzione la politica energetica del Ministro Cingolani e mi riservo di dare nei prossimi mesi un giudizio preciso e obiettivo del suo operato, fermo restando la stima di base che una personalità di tale livello merita.