FOCUS
In Europa si consuma il doppio della media mondiale di carne
Cambiare le abitudini alimentari per aiutare l'ambiente
In Europa il cibo è parte fondante dell’identità nazionale dei Paesi e molti sono i piatti tipici a base di carne. Il cittadino medio europeo consuma ...
mercoledì 26 gennaio 2022
In Europa il cibo è parte fondante dell’identità nazionale dei Paesi e molti sono i piatti tipici a base di carne. Il cittadino medio europeo consuma circa 1,5 kg a settimana di carne, esattamente il doppio della media mondiale.
Troppo, secondo le stime di Greenpeace, che sottolinea come, per far fronte all’emergenza climatica, in Europa bisognerà diminuire del 70% l’uso della carne entro il 2050. In pratica, dovremo abituarci all’equivalente del consumo di due hamburger di buone dimensioni a settimana.
Purtroppo però, la questione non è semplice a livello governativo perchè sono molte le resistenze dovute al potere delle lobby del settore alimentare e alla radicata abitudine per i vari paesi di mangiare molta carne a prezzi vantaggiosi.
In Spagna, ad esempio, Paese che detiene il primato per il consumo pro capite di carne, il ministro Alberto Garzon è stato fortemente criticato per aver invitato i suoi connazionali a ridurre il consumo di carne. “È in gioco la nostra salute e la salute delle nostre famiglie”, ha affermato “mangiare troppa carne fa male a noi e al nostro Pianeta”. Nel giro di poche ore, il messaggio è stato criticato non solo dal ministro dell’agricoltura ma anche dal primo ministro Pedro Sánchez. Alla domanda su cosa pensasse della richiesta di Garzón, Sánchez ha osservato: “Personalmente, penso non ci sia niente di meglio di una bistecca al sangue”.
Tuttavia le abitudini stanno lentamente cambiando. Un recente sondaggio ha mostrato che quasi la metà (46%) dei consumatori europei mangia meno carne di una volta, mentre il 40% sta pianificando di ridurre il consumo di carne in futuro. Lo studio condotto dall’UE su oltre 7.500 persone in 10 paesi europei, ha rilevato che un terzo del campione ha cercato attivamente di ridurre al minimo il consumo di carne, mentre il 73% ha affermato di aver “sostanzialmente” ridotto il consumo di carne negli ultimi mesi.
Ma nel suo ultimo documento , la Commissione europea sottolinea come, nonostante una chiara e crescente consapevolezza pubblica sull’importanza della sostenibilità, il consumo di carne pro capite dell’UE, se non incentivato, rischia di diminuire poco più di 3 kg all’anno.
L’intervento dei governi è dunque essenziale ma come dimostra l’esempio della Spagna, non è semplice.
In Germania, paese tradizionalmente tra i maggiori consumatori pro capite di prodotti di origine animale nell’UE, il consumo di carne è diminuito costantemente negli ultimi due decenni, ma anche qui la questione politica è molto delicata. Ci si sarebbe potuto aspettare che il partito dei Verdi si impegnasse maggiormente al riguardo ma finora non ha fatto molto, a causa delle pressioni dei partiti politici più tradizionali.
In Italia, il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani ha sottolineato l’importanza di incoraggiare gli italiani a mangiare meno carne. “Cambiare la nostra dieta avrà il vantaggio combinato di migliorare la salute pubblica, ridurre il consumo di acqua e produrre meno CO 2 “, ha affermato Cingolani. “Il messaggio dovrebbe essere: mangia meno carne, ma quando lo fai, acquista carne prodotta localmente che sia più sostenibile. Anche se paghi di più, mangiare carne di migliore qualità una volta alla settimana è molto meglio che mangiare un hamburger economico ogni giorno”. Anche in questo caso, non ha tardato a arrivare la reazione contraria degli allevatori: il consumo annuale di carne pro capite in Italia è tra i più bassi d’Europa e la carne è parte importante di una dieta equilibrata.
Anche il consumo di carne francese è in costante calo . I sondaggi suggeriscono che metà della popolazione ha ridotto il consumo di carne negli ultimi tre anni e che il 30% vorrebbe continuare a farlo nei prossimi tre. Eppure grande indignazione ha destato il lancio della strategia nazionale francese per la riduzione delle emissioni di carbonio , adottata nel 2020, che mira a ridurre del 19% le emissioni di gas serra provenienti dall’agricoltura e del 46% entro il 2050.
I Paesi dell’UE che hanno cercato di attuare politiche concrete di riduzione della carne hanno subito contraccolpi immediati.
Il governo danese si è visto costretto, nel 2020, a revocare il divieto alle mense statali di servire carne per due giorni alla settimana, dopo che i sindacati e l’industria alimentare si sono opposte. Il governo sta ora spostando la sua attenzione sull’aumento della produzione alimentare non a base di carne e ha approvato un accordo che prevede il più grande investimento europeo per la ricerca e lo sviluppo di cibo a base vegetale, compreso un fondo annuo per sostenere la transizione verso il cambiamento alimentare a livello nazionale.
Nei Paesi Bassi, per affrontare i principali problemi ambientali causati dagli allevamenti intensivi di suini, il nuovo governo ha incaricato un ministro apposito, Christianne van der Wal-Zeggelink.
D’altronde lo stesso problema si rileva anche in Commissione Europea, come dimostra l’incompatibilità tra gli ambiziosi piani di riduzione delle emissioni di carbonio e gli ingenti sussidi alla politica agricola comune, che rappresentano quasi un terzo del bilancio dell’UE. Greenpeace ha analizzato i numeri e calcola che un quinto dell’intero budget dell’Ue viene speso per gli allevamenti.
Il clima è molto incerto, come ha dimostrato anche la controversa campagna pubblicitaria del 2020 promossa dalla stessa UE, che esortava le persone a diventare “beefatarie” ( ossia mangiatrici di carne) “Se il suono della carne sfrigolante sulla griglia ti fa venire le lacrime agli occhi, sei un vero Beefatarian”, diceva l’annuncio.
La Commissione europea sottolinea come, nonostante una chiara e crescente consapevolezza pubblica sull’importanza della sostenibilità, il consumo di carne pro capite dell’UE, se non incentivato, rischia di diminuire poco più di 3 kg all’anno.