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FOCUS
Il ruolo dell’elefante nella lotta al cambiamento climatico
 

Specie divenuta ad alto rischio di estinzione

 
 
 

Il 2021 è stato un anno drammatico per gli elefanti, tra gli animali con più alto rischio di estinzione. Oggi sono meno di 450mila gli elefanti ...

 
 

 

mercoledì 11 maggio 2022

 

 

Il 2021 è stato un anno drammatico per gli elefanti, tra gli animali con più alto rischio di estinzione. Oggi sono meno di 450mila gli elefanti che sopravvivono in Africa e sia l’elefante di foresta (Loxodonta africana) che quello di savana (Loxodonta cyclotis) sono stati inclusi per la prima volta nelle categorie a rischio più elevato, nella lista rossa della Iucn (International Union for Conservation of Nature) . 

Un gruppo di ricerca internazionale presso l’Università di Saint Louis guidato dall’italiano Fabio Berzaghi ha recentemente provato a calcolare quale sarebbe l’impatto sul clima mondiale se il Loxodonta africana sparisse dalla faccia della Terra.

I risultati non sono rassicuranti e hanno svelato il fondamentale ruolo ecologico dell’elefante. Questa specie, infatti, è solita brucare cespugli e piante, con una forte preferenza per quelle a crescita rapida, che vengono divorate e insieme calpestate durante i pasti. Con ciò, il terreno viene liberato per altre piante, a crescita più lenta. 

La novità che la ricerca ha dimostrato, è che gli alberi a crescita lenta assorbono più Co2 e sono più efficaci nel combattere il cambiamento climatico.

Questi alberi hanno, infatti, il tronco più denso di lignina, il polimero che ricopre le pareti delle cellule vegetali e la cui struttura è composta da una “spina dorsale” di molecole a base di carbonio. Più lignina c’è nel tronco di un albero, dunque, maggiore è la sua capacità di assorbire carbonio, sequestrandolo dall’atmosfera.

Nel corso dei secoli, quindi, grazie alla loro opera di selezione, gli elefanti hanno contribuito a popolare le foreste africane di alberi secolari che hanno una straordinaria capacità di accumulare carbonio.

Semplicemente nutrendosi, gli elefanti africani contribuiscono a tenere pulita l’atmosfera – un lavoro che equivale a circa 43 miliardi di dollari in opere e investimenti per l’uomo. È dunque evidente che la scomparsa dell’elefante non solo causerebbe stravolgimenti epocali nelle foreste africane, ma comprometterebbe addirittura la nostra lotta al cambiamento climatico.

Basti pensare che, grazie a uno solo di questi animali, possono essere catturate dalla foresta pluviale 9.500 tonnellate di Co2 per chilometro quadrato. Praticamente quanto viene emesso in un anno da oltre duemila auto a benzina.

Sono stati due i siti d’indagine della ricerca ed sono entrambi in Congo, paese che ospita la seconda foresta pluviale più grande al mondo. 

Laddove gli elefanti erano ancora presenti, sono state riscontrate delle differenze nella copertura degli alberi e nella densità del legno, molto più intense rispetto a quelle degli alberi presenti nelle zone già abbandonate dai pachidermi.

Da questa ricerca sul campo, è stato ricavato un modello interpretativo utile a rintracciare alcune dinamiche della foresta: dalla biomassa all’altezza degli alberi fino allo stock di carbonio. Il modello è servito per capire ciò che fanno gli elefanti passeggiando nella foresta: in pratica, calpestando con le loro zampe e mangiando rami e foglie degli alberi più piccoli, il cui diametro del tronco è inferiore ai 30 centimetri, finiscono per isolare le piante più grandi e più alte, le quali guadagno in luce, acqua e spazio, diventando più alte e forti. 

«Il comportamento degli elefanti promuove l’irrobustimento e innalzamento di alberi dalla crescita più lenta, ma che immagazzinano più carbonio nei loro tronchi», osserva Fabio Berzaghi, autore principale dello studio pubblicato su Nature, e ricercatore al Laboratorio di Scienze del clima e dell’Ambiente a Gif-sur-Yvette, in Francia.

Gli elefanti, con le loro zampe e mangiando rami e foglie degli alberi più piccoli, il cui diametro del tronco è inferiore ai 30 centimetri, finiscono per isolare le piante più grandi e più alte.