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FOCUS
Le tempeste di sabbia che devastano il Medio Oriente
 

I danni a salute, ambiente ed economia di un fenomeno in crescita

 
 
 

E’ stato un anno insolito in Iraq e Siria a livello climatico. Sin dal mese di aprile densi nubi di sabbia hanno riempito il cielo, ...

 
 

 

mercoledì 15 giugno 2022

 

 

E’ stato un anno insolito in Iraq e Siria a livello climatico. Sin dal mese di aprile densi nubi di sabbia hanno riempito il cielo, coloratosi di arancione, con gravi conseguenze per la salute della popolazione. In Medio Oriente, questi fenomeni atmosferici, noti come tempeste di sabbia, si verificano solitamente in tarda primavera e estate ma quest’anno sono arrivati con grande anticipo, estendendosi a territori mai raggiunti prima. 

Le immagini ritraggono scenari apocalittici e la sabbia, finissima, riesce a penetrare sin nelle auto e nelle abitazioni. 

Una tempesta di sabbia e polvere per formarsi necessita di venti dalla velocità minima compresa tra i 55 e i 65 km/h circa e un’umidità relativa dell’aria inferiore al 70%. Quando si verificano queste condizioni in regioni aride e semi-aride, il vento riesce a sollevare e trasportare le particelle di sabbia e polvere. Una volta sollevate dalla superficie, le particelle di dimensioni maggiori tenderanno a depositarsi a distanze relativamente brevi, mentre quelle più fini possono viaggiare anche per migliaia di chilometri: le polveri dal deserto del Sahara sono in grado di raggiungere addirittura il Brasile.

Nel mese di maggio in Iraq, una serie di tempeste ha mandato circa 5.000 persone in ospedale con problemi respiratori, provocando anche qualche decesso. Il governo si è visto costretto ad imporre la chiusura di scuole e uffici e il 16 maggio è stato dichiarato lo stato di emergenza. Ad aprile, gli aeroporti internazionali di Baghdad e Najaf avevano già dovuto sospendere i voli a causa delle tempeste.

Le particelle di sabbia, spinte dal vento, viaggiano per migliaia di chilometri attraverso territori privi di vegetazione e caratterizzati da siccità. In particolare, i forti venti da nord-ovest, noti come shamal, spingono l’aria fredda attraverso le aree asciutte e sabbiose dell’Iraq , smuovendo la sabbia depositata tra i fiumi Tigri ed Eufrate e spargendola lungo l’intera penisola arabica. Quest’anno, le tempeste sono arrivate in Arabia Saudita e altri stati del Golfo, fino alla Giordania. Nel nord dell’Iraq si è registrata una tempesta a settimana. 

Riyadh, la capitale dell’Arabia Saudita, è stata colpita da tempeste di sabbia per più di 35 giorni nell’arco dei primi quattro mesi del 2022. 

Secondo il ministero dell’Ambiente iracheno, nei prossimi vent’anni l’Iraq potrebbe trovarsi ad affrontare una media di 272 giorni all’anno con tempeste di sabbia e oltre 300 entro il 2050. È uno dei cinque paesi più esposti ai problemi causati dal cambiamento climatico e dalla desertificazione, secondo le stime della Banca Mondiale.

Le conseguenze sono implacabili. I danni comprendono diffuse malattie respiratorie ma anche la riduzione dei raccolti, l’abbassamento del valore dei terreni nonché l’abbandono di territori da parte di molte persone. Secondo le Nazioni Unite, le tempeste di sabbia costano all’economia della regione 13 miliardi di dollari all’anno.

Nel solo marzo 2021, il Canale di Suez è stato bloccato per sei giorni da una nave portata fuori rotta da una tempesta di sabbia, con il conseguente blocco di quasi 60 miliardi di dollari di scambi commerciali. D’altronde, il 12% del commercio mondiale passa attraverso questo canale.

L’impatto delle tempeste di polvere supera i confini regionali e continentali, per questo non è un problema circoscritto a un paese ma un problema che riguarda tutti.

Secondo il ministero dell’Ambiente iracheno, nei prossimi vent’anni l’Iraq potrebbe trovarsi ad affrontare una media di 272 giorni all’anno con tempeste di sabbia e oltre 300 entro il 2050.