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AMBIENTE E ENERGIA
USA, la fusione nucleare che cambierà il nostro futuro
 

Ci vorrà tempo ma il sogno può diventare realtà

 
 
 

I Megajoule di energia prodotta sono 3,15 partendo dai 2,05 Megajoule forniti da 192 fasci laser. Parliamo del raggio più grande al mondo, di un’ampiezza ...

 
 

 

lunedì 9 gennaio 2023

 

 

I Megajoule di energia prodotta sono 3,15 partendo dai 2,05 Megajoule forniti da 192 fasci laser. Parliamo del raggio più grande al mondo, di un’ampiezza pari a quella di tre campi da calcio, che ha avviato la fusione nucleare controllata che, anche se ci vorrà tempo, consentirà un giorno di produrre energia sostenibile, pulita e a bassissimo costo. È questo lo storico risultato ottenuto, da un esperimento presso la National Ignition Facility, in California che rappresenta, secondo la segretaria all’Energia Usa, Jennifer M. Granholm, una svolta nella ricerca scientifica sul nucleare civile.

Rispetto alla via europea alla fusione che utilizza il confinamento magnetico, come nel progetto ITER in cui l’Italia è capofila grazie a Enea che produce i super magneti che tengono sospeso il plasma, il progetto americano si basa invece sul confinamento inerziale, che sfrutta 196 potentissimi laser per creare un effetto simile a quello generato dalla gravità, e quindi la simulazione della reazione nucleare di fusione che avviene in tutte le stelle e nel sole.

La portata innovativa del test di fusione è che ha prodotto più energia di quelle immessa dai laser, un risultato che, tecnicamente, viene definito “net energy gain” o guadagno netto di energia. Bisogna però considerare che, allo stato tecnologico attuale, per alimentare i super laser, di energia ne è servita molta di più, una quantità pari a 300 Megajoule. È chiaro quindi che il test condotto nel Federal Lawrence Livermore National Laboratory, è solo la prima tappa di un lungo percorso. Chiamato però a rivoluzionare, in futuro, il panorama energetico globale.

Solo quando il bilancio energetico complessivo sarà positivo, questo tipo di fusione potrà essere trasformata da esperimento di laboratorio a dispositivo per la produzione di energia elettrica per uso quotidiano. E per passare a questo ulteriore step, gli stessi scienziati americani parlano di una trentina d’anni. Tammy Ma, uno dei ricercatori coinvolti nella sperimentazione, fa notare che, comunque sia, il risultato ottenuto a metà dicembre è sensazionale anche perché, lo spazio per ottimizzare i processi è molto ampio e perchè era inimmaginabile fino a qualche anno fa.

La ricerca sulla produzione di energia pulita, illimitata e a bassissimo costo, quella da fusione nucleare, ha fatto quindi un altro passo avanti. Una svolta quindi epocale, in chiave sostenibile. L’energia proveniente dall’atomo ha fatto molto parlare di sé e per molti anni è stata considerata una risorsa in grado di risolvere, insieme alle fonti rinnovabili e a una maggiore efficienza, la questione energetica.

Purtroppo, gli incidenti del passato al reattore numero 4 di Chernobyl, in Ucraina, definito il più grande disastro industriale della storia, e poi a Fukushima, in Giappone, hanno offuscato parte dell’opinione pubblica e molti governi nazionali, e hanno posto sullo stesso piano fusione e fissione nucleare. I due processi sono molto diversi ma questo non è risaputo, se non dagli esperti del settore. Discorso quindi chiuso? Fine dell’era nucleare? Sembrerebbe proprio di no. Anche considerato il momento storico, con la crisi energetica e gli approvvigionamenti del gas in forte dubbio, non solo dalla Russia ma, dopo gli scandali che hanno coinvolto il Parlamento Europeo, anche dal Qatar.  

La fusione nucleare non rappresenta certo una soluzione a breve termine della questione energetica. Ma apre a un futuro diverso. Gli ostacoli non mancano, a partire dai costi e dalle difficoltà tecniche per ricreare la reazione su larga scala e per mettere a punto macchinari capaci di trasformarla a costi sostenibili in elettricità da mettere in rete. Ma un nuovo futuro non sembra poi cosi lontano. Lo conferma anche la direttrice dei Lawrence Livermore National Laboratory, Kim Budil: “Servirà tempo prima di arrivare alla fornitura di energia prodotta da fusione, e voglio che questo sia chiaro. Oggi però abbiamo dimostrato che questo può essere fatto”.

Solo quando il bilancio energetico complessivo sarà positivo, la fusione potrà consentire la produzione di energia elettrica per uso quotidiano