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INTERVISTA
Raul Orvieto, artista della sostenibilità
 

Il Wildlife artivism mette l'arte a servizio dell'ambiente

 
 
 

Scultore e pittore, pluripremiato a livello nazionale e internazionale. “Triple R” è l’opera che forse più la rappresenta. Ci spiega la sua genesi? Era l’inverno ...

 
 

 

giovedì 14 luglio 2022

 

 

Scultore e pittore, pluripremiato a livello nazionale e internazionale. “Triple R” è l’opera che forse più la rappresenta. Ci spiega la sua genesi?

Era l’inverno del 2020 ed ero in preparazione del Wildlife Artist of the Year. Durante una visita nella spiaggia dell’area marina protetta di Portofino, notai che dopo la mareggiata erano rimaste delle quantità inimmaginabili di spazzatura che riempivano il litorale. I ricordi di quando ero ragazzino erano diversi: a quel tempo il mare portava regali, conchiglie, legni, sassi. La realtà che avevo di fronte era invece un’altra: montagne di spazzatura di vario genere, soprattutto plastica. Quell’esperienza mi ha portato a dedicare il mio lavoro a mettere sotto i riflettori uno dei grandi problemi del nostro tempo. L’inquinamento del mare. In quel periodo sono anche venuto a conoscenza della dichiarazione di estinzione di una specie di razza, in Inghilterra, e ho pensato di utilizzare questo animale iconico per la creazione di una scultura che parlasse di riciclo e di inquinamento.

Triple R

L’opera che ne è derivata è stata creata utilizzando frammenti di plastica selezionata di colore verde raccolta e utilizzata, tale e quale, a come l’ho trovata sulle spiaggie, inglobata poi in un guscio di resina trasparente. La mia intenzione era quella di stimolare la riflessione dell’osservatore sul problema dell’inquinamento del mare attraverso un filtro particolare: quello degli oggetti più comuni che ognuno di noi usa quotidianamente come mollette, giocattoli per bambini, accendini. È nata così Triple R, che ovviamente si riferisce allo slogan Reduce, Reuse, Recycle e anche, nello stesso tempo, alle iniziali dell’animale che per primo ha stimolato la genesi dell’opera, la razza appunto.

Il “Wildlife artivism” rappresenta la natura ma vuole anche sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi che le nostre vite comportano per la sua sostenibilità. Che tipo di risposte ha ottenuto il suo impegno?

Probabilmente oggi i tempi sono maturi e la consapevolezza sui problemi dell’ambientale e sui rischi cui l’intera umanità potrebbe incorrere se la direzione dello sviluppo economico non cambierà radicalmente, ha raggiunto un po’ tutti i settori della società moderna. Ci si sta rendendo conto che non esiste un Planet B, una seconda opportunità. La cosa più interessante che ho osservato nella reazione della gente, e soprattutto in quella dei giovani, è la consapevolezza di come anche l’arte possa dare oggi un contributo significativo alla causa ambientale. La reazione che mi ha colpito di più è stata quella dei bambini, istintivamente attratti da forme e colori, che hanno immediatamente capito quale sia l’argomento centrale nelle mie opere. Devo ammettere però che anche Enti, Comuni e le Istituzioni più in generale hanno mostrato un immediato interesse per le argomentazioni trattate e per le opere che, attraverso la mia arte, affrontano la problematica in maniera innovativa, utilizzando un linguaggio nuovo e forse proprio per questo maggiormente in grado di “arrivare”. Il movimento che è nato recentemente si chiama appunto Wildlife Artivism che è una rete di artisti a livello mondiale che utilizza l’arte per veicolare messaggi ambientalisti. 

Il “fishcarving” l’ha reso famoso nel mondo. Perché il mare, e i problemi a esso connessi come l’inquinamento da plastica, è così presente nel suo essere artista?

Ho sempre avuto un amore profondo per gli ecosistemi acquatici e le creature in essi presenti. Il volerle rappresentare con un mezzo come la scultura è sempre stato una passione e un hobby fin da ragazzo. L’interesse per la scultura del legno ha fatto sì che diventasse naturale il rappresentare pesci e creature marine d’acqua dolce. Da anni seguivo la federazione di scultori americani, National Fishcarver Guild e durante il primo lockdown ho deciso di mettermi alla prova, mandando una delle mie opere al loro concorso nazionale annuale. L’ho vinto! Il fishcarving mi ha quindi permesso di farmi conoscere artisticamente a livello internazionale e adesso, vivendo al mare tutto l’anno, vorrei divenire il portavoce delle problematiche inerenti l’inquinamento degli ambienti marini. 

La crisi idrica attuale è figlia del cambiamento climatico. L’espressione artistica e la cultura in generale sono le ultime speranze per modificare un modello di sviluppo sbagliato?

Io spero proprio di no! Credo invece che sia fondamentale una collaborazione di tutti, politici, amministratori, artisti e cittadini per trovare una serie di soluzioni a brevissimo tempo che ci consentano di trasformarci in una società sostenibile. Penso anche che questo genere di cambiamenti possano avvenire più facilmente se accompagnati da una transizione culturale in grado di generare una radicale sterzata al nostro modo di vivere, agire e consumare che, ne abbiamo conferma ogni giorno, impattano in maniera negativa sugli ecosistemi del nostro Pianeta.

La Biennale – Biofilia Arte e Ambiente, parte a Genova il 15 luglio. Con quali opere vuole rimarcare l’apporto che l’arte può dare all’Agenda 2030 dell’ONU?

Sono fra gli artisti selezionati all’interno di Biofilia Arte e Ambiente ed esporrò una mia personale creazione intitolata “Wild Waste” che inaugurerà la Biennale, il 15 luglio a Genova a Palazzo Ducale. Inoltre presenterò una ventina di opere della mia recente produzione fra cui Triple R, opera finalista al Wildlife Artist of the Year 2021, oltre alle opere recenti finaliste all’edizione di quest’anno. Il pezzo forte sarà Almost Blue, che seguendo il progetto artistico di Triple R, vede protagoniste un gruppo di trigoni tropicali in resina con al loro interno residui plastici in varie tonalità di colore blu. L’opera deve il suo titolo al noto pezzo jazz di Elvis Costello portato al successo da Chat Baker ed evoca atmosfere malinconiche. Il gioco di parole sul concetto di “blue” (riferito sia al colore del mare che alla tristezza) era adatto a raccontare la sensazione suscitata dall’opera e dal contesto attuale.